Thursday, 2 October 2014

La mia prima lezione di yoga

Yoga. Ci stavo pensando da diverso tempo, visto che volevo trovare un'alternativa alla piscina per rilassarmi. Capita un buono sconto che ti dà diritto a ben 10, dico 10 lezioni di yoga alla modica cifra di 20 sterline, che fai, non lo compri?! È un segno del destino.

Compro il voucher, lo stampo. Vado al lavoro in bici come sempre, curandomi bene di non sporcare la tuta per la sessione serale di yoga. Pioggerellina bastarda del mercoledì mattina.
Per la gioia dei miei colleghi stendo su una sedia tuta e maglietta ad asciugare. Ho almeno l'accortezza di nascondere il tutto in un angolo evitandone l'esposizione del secolo in ufficio.

La giornata al lavoro non è delle migliori, non vedo l'ora di andare a provare yoga per rilassarmi.

Pedalo verso la palestra, lego la bici ed entro. Il dettaglio di come lego la bici non è trascurabile: la lascio semi appesa alla ringhiera, con il D-lock che oltre ad assicurare il legame a prova di ladro tra bicicletta e ringhiera, la sostiene anche contro la forza di gravità... Insomma, se togli il D-lock la bici cade.

Come previsto l'atmosfera in palestra è accogliente, la gente sorride, non corre, non si muove a scatti, nessuno ha fretta.

La lezione procede bene, è molto rilassante anche se meno dinamica di quanto mi aspettassi. D'altro canto è la prima lezione!

Esco dalla palestra estremamente serena, rilassata, con la pace dei sensi.

Slego la bici e, ricordandomi della legge di gravità, sostengo la bici, ma dimentico che anche il D-lock è soggetto a questa fondamentale legge della natura terrestre.

Avete presente quelle scene in cui sapete che state facendo una cosa stupida, ma è troppo tardi per fermarsi e siete costretti ad essere testimoni delle conseguenze della vostra stupidità?
Ecco, io guardo inerme il D-lock cadere miseramente dall'altra parte della ringhiera mentre con una mano sostengo la bici e nell'altra ho le chiavi e mezzo lucchetto.

Momento di panico.

Non solo tra me e l'altra metà del D-lock (che per la cronaca vale quasi quanto la mia bici!) c'è una ringhiera di ferro alta due metri, ma attaccata alla ringhiera, col ruolo importante di ornamento, c'è una siepe fitta di rovi. R O V I .

Non curante delle spine infilo il mio braccio destro tra le sbarre della ringhiera e i rovi. È tanto tempo che non ho un gattino che impara a farsi le unghie su di me, ma l'effetto è identico. L'affetto un po' meno.

Nonostante le mie discretamente lunghe leve, la mia fredda metà di D-lock resta irraggiungibile. L'idea di dovermene andare senza di lei non esiste. Quindi dopo l'impulsiva azione di infilare la mano tra i rovi, scatta la scelta razionale: valuto l'altezza della ringhiera per vedere se posso scavalcare. Poi finalmente la vera parte razionale del cervello ha il sopravvento e cerco un citofono.

Fortuna vuole che il cancello d'ingresso al cortile limitato da questa cortina invalicabile di ferro e rovi, è aperto.

Entro di corsa, felice come se andassi a recuperare un cofanetto di foto di infanzia perso dieci anni prima, e di nuovo l'istinto offusca la razionalità: mi lancio di testa nella siepe di rovi, scansando con braccia e gambe tutti i rami che si pongono tra me il D-lock.

Finalmente riunisco la fredda metà con il resto del lucchetto e posso pedalare felice verso casa, scoprendo solo dopo la doccia i danni che le maledette spine hanno inflitto alle mie braccia.
Ma in fondo ho avuto gatti per tanti anni, e alla tenera età di tre anni sono caduta in un fosso pieno di rovi mentre andavo in bicicletta, dev'essere quindi una mia personale tradizione per mantenere il contatto con la natura.

Morale della favola: sono bastati pochi minuti di distrazione per disfarsi completamente dello stato di rilassamento totale conquistato in un'ora di yoga.

Mercoledì ci torno, ma lego la bici da un'altra parte!

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