Yoga. Ci stavo pensando da diverso tempo, visto che volevo trovare
un'alternativa alla piscina per rilassarmi. Capita un buono sconto che
ti dà diritto a ben 10, dico 10 lezioni di yoga alla modica cifra di 20
sterline, che fai, non lo compri?! È un segno del destino.
Compro il voucher, lo stampo. Vado al lavoro in bici come sempre,
curandomi bene di non sporcare la tuta per la sessione serale di yoga.
Pioggerellina bastarda del mercoledì mattina.
Per la gioia dei miei colleghi stendo su una sedia tuta e maglietta ad
asciugare. Ho almeno l'accortezza di nascondere il tutto in
un angolo evitandone l'esposizione del secolo in ufficio.
La giornata al lavoro non è delle migliori, non vedo l'ora di andare a provare yoga per rilassarmi.
Pedalo verso la palestra, lego la bici ed entro. Il dettaglio di come lego la
bici non è trascurabile: la lascio semi appesa alla ringhiera, con il
D-lock che oltre ad assicurare il legame a prova di ladro tra bicicletta e ringhiera, la sostiene
anche contro la forza di gravità... Insomma, se togli il D-lock la bici
cade.
Come previsto l'atmosfera in palestra è accogliente, la gente sorride, non corre, non si muove a scatti, nessuno ha fretta.
La lezione procede bene, è molto rilassante anche se meno dinamica di quanto mi aspettassi. D'altro canto è la prima lezione!
Esco dalla palestra estremamente serena, rilassata, con la pace dei sensi.
Slego
la bici e, ricordandomi della legge di gravità, sostengo la bici, ma
dimentico che anche il D-lock è soggetto a questa fondamentale legge
della natura terrestre.
Avete presente quelle scene in cui sapete
che state facendo una cosa stupida, ma è troppo tardi per fermarsi e
siete costretti ad essere testimoni delle conseguenze della vostra
stupidità?
Ecco, io guardo inerme il D-lock
cadere miseramente dall'altra parte della ringhiera mentre con una mano
sostengo la bici e nell'altra ho le chiavi e mezzo lucchetto.
Momento di panico.
Non
solo tra me e l'altra metà del D-lock (che per la cronaca vale quasi
quanto la mia bici!) c'è una ringhiera di ferro alta due metri, ma
attaccata alla ringhiera, col ruolo importante di ornamento, c'è una
siepe fitta di rovi. R O V I .
Non curante delle spine infilo il
mio braccio destro tra le sbarre della ringhiera e i rovi. È tanto tempo
che non ho un gattino che impara a farsi le unghie su di me, ma
l'effetto è identico. L'affetto un po' meno.
Nonostante le mie discretamente lunghe leve,
la mia fredda metà di D-lock resta irraggiungibile. L'idea di dovermene
andare senza di lei non esiste. Quindi dopo l'impulsiva azione di
infilare la mano tra i rovi, scatta la scelta razionale: valuto l'altezza
della ringhiera per vedere se posso scavalcare. Poi finalmente la vera parte razionale del cervello ha il sopravvento e cerco un citofono.
Fortuna vuole che il cancello d'ingresso al cortile limitato da questa cortina invalicabile di ferro e rovi, è aperto.
Entro
di corsa, felice come se andassi a recuperare un cofanetto di foto di
infanzia perso dieci anni prima, e di nuovo l'istinto offusca la
razionalità: mi lancio di testa nella siepe di rovi, scansando con
braccia e gambe tutti i rami che si pongono tra me il D-lock.
Finalmente
riunisco la fredda metà con il resto del lucchetto e posso pedalare
felice verso casa, scoprendo solo dopo la doccia i danni che le
maledette spine hanno inflitto alle mie braccia.
Ma in fondo ho
avuto gatti per tanti anni, e alla tenera età di tre anni sono caduta in
un fosso pieno di rovi mentre andavo in bicicletta, dev'essere quindi
una mia personale tradizione per mantenere il contatto con la natura.
Morale
della favola: sono bastati pochi minuti di distrazione per disfarsi
completamente dello stato di rilassamento totale conquistato in un'ora
di yoga.
Mercoledì ci torno, ma lego la bici da un'altra parte!
Thursday, 2 October 2014
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