io amo le olimpiadi... le ho sempre amate. affascinata fin da piccola da questo evento della durata di due settimane o poco più in cui migliaia di atleti da tutto il mondo e di tutte le specialità (e di tutte le specie!) si affrontano rappresentando sì il loro paese di appartenza, ma soprattutto se stessi. anche negli sport di squadra, che io prediligo per la mio indole cestista of course, esiste un'individualità ben definita... nel basket si dice che la prima cosa, con o senza palla, è l'1vs1 con il tuo avversario, nulla di più vero. :)
un atleta sfida se stesso, i suoi limiti. lo sport è una metafora perfetta per qualsiasi situazione di vita si presenti alla tua porta: opportunità, scelte, vittorie, sconfitte, errori, miracoli, tiri all'ultimo secondo... ricordate la pubblicità della swatch? time is what you make of it (spot su youtube).
eppure quest'anno sono in lotta... perché il paese ospitante, la cina (notare il nome ufficiale di questo paese: People's Republic of China, che ipocrisia) è ufficialmente una dittatura... come si sia potuto concedere il permesso di ospitare i giochi olimpici ad un paese del genere è un mistero. de coubertain avrebbe da ridire, visto il significato di questa manifestazione.
ma siamo nell'era delle contraddizioni e questa è solo una delle tante.
domani la cerimonia di apertura... seguirò o non seguirò?
il fuso orario e il fatto che né la maschile (non difenderemo l'argento di atene, sigh) né la femminile di basket si siano qualificate, mi aiuteranno a seguire meno, ma a qualcosa servirà? temo di no.
un paese che censura la bbc e amnesty international, un paese che controlla la propria stampa, un paese che non permette al suo popolo di conoscere la situazione in cui vive, un paese in cui la ricchezza di pochi è ricavata dalla fatica di molti poveri, un paese che si permette di negare la libertà a un popolo, quello tibetano, che la reclama in maniera pacifica e che viene represso con la violenza, un paese che viola i diritti umani...
e mi permetto di dissentire con il sig. Petrucci che una volta ancora delude... «lasciar fare la politica ai politici»? la politica è roba nostra, la politica siamo noi. con lo sport si può manifestare.
Tommie Smith e John Carlos lo fecero sul podio di Mexico City nel 1968, alzarono il pugno.
La libertà d'espressione deve esistere e resistere, perché senza di essa assecondiamo la nostra pigrizia e lasciamo che il cervello si adagi, senza ponderare le scelte, seguendo la massa (che non sempre va nella direzione giusta!)...
il mondo sarà sempre un eterno 1vs1, battersi sportivamente non può essere sbagliato. seguire le regole per battere i record, per migliorare e migliorarsi, per rompere gli schemi, per scoprire che le regole a volte sono sbagliate e vanno riscritte (come alcune leggi), per essere padroni della propria vita, per viverla al meglio, insieme agli altri, nel rispetto di tutti..
queste non saranno le mie olimpiadi...
Thursday, 7 August 2008
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