Stamattina, mentre mi svegliavo e recuperavo dalla mia prima anestesia totale, mio zio Vittorio si sedeva in macchina e si addormentava per non svegliarsi più.
Mio zio Vittorio. Una delle persone più intraprendenti, solari, dolci che abbia mai conosciuto. Il fratello maggiore di mio papà, la persona che aveva attraversato l'Italia da sud a nord in vespa, per potersi prendere cura della famiglia dopo che suo papà, mio nonno, era venuto a mancare e lui era ancora giovane, come giovani erano le sue sorelle e i suoi fratelli.
Una persona che ti mostrava orgogliosa il suo orto, che sapeva fare tutto, che rideva e si arrabbiava allo stesso modo, con passione.
Lo zio che si ricordava che da piccolino mio fratello Andrea voleva fare il pastore e io l'inventrice. Che ha sempre voluto bene a me e ai miei fratelli, a mia mamma e a mio papà.
Siamo una famiglia lontana, sparsa su un raggio di km ampio, ma l'affetto non è mai mancato.
Zio mi dispiace non essere lì, ma sei con me, sempre. La tua risata grassa mi resta nel cuore. Tu con i tuoi limoni e mandarini cinesi l'ultima volta che ci siamo visti.
È tutto così improvviso e sconvolgente... ciao zio, mi mancherai tanto, tienici d'occhio da lassù... come hai tenuto d'occhio tutti noi nipoti sempre.
Sunday, 21 February 2016
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